Le critiche

Tommaso Dellisanti (Critico)

Alfredo Castellani è artista schivo, poco propenso a mettersi in mostra, si è lasciato convincere dagli amici ad esporre i suoi capolavori “Falsi d’Autore” A pensarci bene il mondo è pieno di falsi che il pubblico ignaro scambia per originali.. Quelli di Alfredo Castellani sono”falsi autentici” certificati nel segno della più ampia ammissione. Da“L’urlo”di Munch, alla“Dama con l’ermellino”di Leonardo, dalla “Fanciulla con perla all’orecchio” di Vermeer, alla “Memoria” di Magritte, alla “Notte stellata” di Van Gogh, alla “Figlia del pittore” di Balla, e tanti altri come il grande Canaletto, Klimt, kandinskj, e Monet, hanno la brillantezza e qualcosa dei valori contenuti nelle opere raccolte nei musei.

Chi è Alfredo Castellani è presto detto: Dipinge da sempre, partecipando a collettive con ottimi risultati ha dipinto con buona vena paesaggistica, si e prodotto in ottimi ritratti ma a un certo momento rinuncia a tutto questo per inseguire capolavori già decretati , vuole scoprirli attraverso la propria talentuosa vocazione. I motivi possono essere più di uno: innanzitutto la convinzione di essere capace di assimilare, senza peccare di presunzione ma per amore dell’Arte ciò che di meglio è stato prodotto in passato e anche recentemente, con fini -se non altro- di diffusione ; poi il piacere personale di indagare, avvicinarsi e di immedesimarsi nelle opere immortali di sommi Artisti. C’è pure una sfida  e conoscendo il carattere del pittore, sempre al di fuori di un pur minimo livello di superbia ma soltanto  come confronto con se stesso  e le proprie capacità.

Alfredo Castellani può quindi spaziare poiché i suoi non sono tentativi ma lavori compiuti con rigore e una precisione ammirevoli. Egli è un assertore della causa e della propagazione dell’Arte, con umiltà e senso civico. Le sue “creazioni” si librano, svettano, convincono raggiungendo sempre l’intento prefissosi di farsi ammirare.


Guglielmo Gigli (Professore e critico d’Arte)

“Falsi d’Autore”, il titolo di questa mostra è certamente accattivante ma anche chiaramente e volutamente inesatto perché queste opere rispondono perfettamente alle richieste della legge in maniera di copie di opere d’arte.

Per quanto riguarda, le opere di Alfredo Castellani, si può parlare di “copie” e di copisti, cioè di quegli artisti che perfezionavano le loro preparazione tecnica nei grandi musei. Alfredo Castellani si è costruito il suo piccolo museo copiando i grandi artisti di ogni epoca e non soltanto per imparare ma anche per cercare di capire il rapporto di ciascuno con il mondo che lo circondava. Da queste copie conseguentemente, non si evidenzia soltanto la grande sicurezza da esecuzione ma anche quella che doveva essere stata l’emozione degli artisti nel momento della creazione.

Si tratta, quindi di pittura di alta qualità che ci parla di uno che sa dipingere e si prepara ad essere un protagonista della cronaca dell’Arte dei prossimi anni.


Alberto Barina (scrittore)

Chiave di lettura:

Il poeta Fernando Pessao in una citazione scrive: “Chi volesse riassumere in una parola la principale caratteristica dell’arte moderna-contemporanea, la troverebbe perfettamente nella parola sogno”. Credo che Alfredo Castellani nei suoi “falsi d’Autore” si faccia interprete e ci venga a restituire anzitutto proprio l’idea del sogno, dell’arte vissuta come sogno, quel sogno che fa muovere il genio, il talento, la mano, dei grandissimi e notissimi artisti. “[…]”Quasi che Alfredo nel dipingere si spersonalizzi, si frammenti, ed assuma interiorizzandole tante personalità diverse poiché, in nessun’altra maniera, si spiegherebbe questa sua certosina e perenne precisione nel ritrarre realtà pittoriche distribuite nel corso delle varie epoche, e soprattutto, le une diverse dalle altre. Alfredo, dopo un iniziale percorso come pittore paesaggista tradizionale, approda a quest’avventura dei “Falsi d’Autore” per amore di quella che lui chiama “Arte vera”, e si cimenta, si avvicina con grande umiltà, nella adamantina e fedele riproposta di notissimi dipinti che sono il patrimonio collettivo dell’arte (ma direi dell’umanità), riuscendo a cogliere di ciascuna opera, con sorprendente capacità e talento, tutti gli umori, le vibrazioni, i tratti pittorici degli autori originali.

Viene così a formarsi una vera e propria galleria d’Arte personale, un piccolo museo che diventa anche il prezioso pretesto per la riscoperta stessa di questi Capolavori, e che spesso per lontananza geografica (visto che la maggior parte delle Opere è conservata in numerosi musei sparsi per il mondo) non abbiamo l’opportunità di poter ammirare tutti assieme.

Dell’eccezionale qualità delle riproduzioni di Castellani si è già disquisito ma, forse non si è ancora insistito abbastanza sul fatto che “copiare” un’opera d’arte, sia esso “L’autoritratto di Vang Gogh piuttosto che “Il bacio”di Hayez, se da un lato comporta ed esige sicuramente una fatica che definirei quasi “psicofisica” da parte dell’artista, aggiunta ad una notevolissima abilità tecnica (fatica indubbiamente ripagata dai consensi unanimi e dalla piacevolezza di ciò che rimane impresso nell’occhio dello spettatore). Dall’altro richiede anche un profondo, e oserei dire persino devoto, amore nei confronti della storia dell’Arte, caratteristiche che Castellani sembra proprio riassumere tutte molto bene nell’atto stesso del dipingere. Le tappe di questo viaggio, che il nostro autore ci propone, tra i colori, gli stili,  le sfumature e le più importanti  correnti pittoriche succedute nel corso dei secoli toccano, ad esempio, l’enfatizzazione materia della luce e l’attenzione dei particolari del periodo barocco (“Jan Vermeer”), la spesso opulenta ed ossessiva attenzione dei dettagli chiaroscurali del vedutismo di Canaletto, per scivolare poi sulle poetiche ed  armoniche pennellate dell’impressionismo francese con Monet e Degas, ai tratti carichi di passione e tormento di un Van Gohg, all’esuberanza  decorativa di un Klimt, ai controversi tratti di Picasso, all’astratto dinamismo di un Kandinskij, alle surreali poetiche e pensanti immagini di Magritte e di DE Chirico, fino a giungere all’esaltazione della femminilità o forse della non-femminilità attraverso le sarcastiche e provocanti giunoniche donne di Botero.


Dott.sa Gabriella Niero (Critico d’Arte)

Antiche armonie

E’ come un racconto sospeso nel tempo. Un viaggio affascinante nella storia dell’arte. Tutto coincide con i riferimenti di un’armonia antica che torna nel presente con la stessa misteriosa seduzione. Il percorso pittorico di Alfredo Castellani mi emoziona, riesco a toccare e a osservare da vicino le copie di grandi capolavori del passato  seguendo un impulso conoscitivo inaspettato. Entro in contatto visivo con lo sguardo penetrante di Van Gogh che di rimbalzo mi riporta all’espressione intensa della fanciulla con perla all’orecchio di Veermer. Mi allontano e vengo attratta  dalle ampie prospettive di Piazza San Marco: è uno dei capolavori di Canaletto. La pennellata è immobile e piena di luce, un bagliore irradiante che ritrovo anche nella Donna con parasole di Monet. Queste “presenze”  silenziose pur provenendo da secoli diversi sono accomunate da una magia che rimane immutata anche nella trattazione fedele proposta dall’autore: la poesia di una visione senza tempo. E’ questo infatti il punto di partenza, il nerbo catalizzatore. Alfredo Castellani, pur nella sua ammirabile perizia tecnica, procede sempre seguendo un istinto primario ed assolutamente libero ovvero la reazione emotiva provata innanzi al capolavoro. Alla base c’è sempre un sussulto, un fremito che prende il cuore e la mente, il polso autonomamente comincia a seguire le dolci armonie della pittura rinascimentale e barocca, poi si fa fermo e deciso nelle vedute settecentesche , liberandosi dai formalismi nel tocco impressionista. Alfredo Castellani non si fa intimidire, anzi. Ogni opera d’arte  è un momento di analisi che rivela  la minuziosa ricerca della forma e del colore,  il gioco ritmato dei chiaroscuri, l’intensità di un soggetto che sembra mostrare d’improvviso le arcane suggestioni che lo avvolgono.

La ricerca  di questo sensibile autore si apre così a  una dimensione artistica profonda   che rimanda anche a una finissima lettura simbolica. Alfredo Castellani propone  una rivisitazione storica, i virtuosissimi tecnici dati dal disegno preciso e dallo studio approfondito dei colori e delle velature  si fondono in un momento di meditazione sul valore estetico ed emotivo dei classici. Le sue copie  evocano tempi lontani solo in apparenza. L’evidenza analitica, le connotazioni armoniose dell’insieme,  la poesia dei contenuti sono  valori immortali che esaltano il lato nascosto dell’immagine la quale  non è solo ciò che rappresenta ma  offre altri significati: la memoria nostalgica del vissuto, il dolce equilibrio tra fantasia e rigore mentale, la perizia nel colore steso  con pazienza. Alfredo Castellani risveglia l’opera dal sonno del tempo,  pone l’attenzione su  dettagli  e atmosfere che nuovamente  trovano  un altro  “equilibrio” ideale.  Le antiche armonie respirano l’aria del presente.


Luigi Simioni

Castellani  riproduce gli “originali – di cui presenta qui, ancora una volta, un’indovinata antologia con rara perizia e scrupolosa fedeltà.

Pure non è ”mestiere” il suo, sebbene un umile atto d’amore  per i “maestri” e un gesto di generosa offerta per il “curioso” che persegua il piacere della scoperta e il culto della memoria.

– A thing of beauty is a joy for ever –

(J.Keats)